Da "Franco Cerri a Italian Jazz Guitars - parte prima":
Cari amici di Italian Jazz Guitars,
sono Franco Cerri e vi scrivo questa breve lettera come fosse una chiacchierata a puntate sulla musica, su quello che credo sia importante (almeno per me) e che vivo attraverso di essa.
Io dico sempre che "abbiamo bisogno della musica come ciascuno di noi ha bisogno di respirare" e anche nei momenti più difficili "la musica è l’unica medicina senza controindicazioni": il mio grande desiderio sarebbe di vedere finalmente l’educazione musicale nelle scuole, alla stessa stregua di tutte le più importanti discipline formative.
Nell’attesa… vi racconto qualcosa partendo da qualche bel ricordo di chiacchierate avute con il mio amico Antonio Ongarello, che sicuramente conoscete. Anzi, per evitare il "soliloquio", immaginerò di averlo qui di fronte a me, a farmi le domande, esattamente come è accaduto nella realtà:
Antonio: senti Franco, ora che siamo a tu per tu, mi puoi dire qual è la cosa che ti piacerebbe cambiasse nel mondo musicale che conosci?
Franco: mi piacerebbe che ci fosse più considerazione per la musica come fatto culturale e più rispetto per l’artista…
Antonio: cosa intendi dire?
Franco: il concetto del giusto compenso, per esempio, ma potrei continuare per molti altri aspetti che preferisco tralasciare per non annoiare e non intristirmi…
Antonio: va bene, parliamo allora del tuo modo di stare in gruppo. Quando puoi farlo, come scegli i tuoi compagni sul palco?
Franco: se devo sintetizzare, ti dirò che scelgo il "musicale con swing". Mi interessa l’intuito musicale, la velocità con cui l’altro capisce al volo le situazioni… Poi, se la sensibilità musicale è vicina alla mia è meglio, ma considero comunque la diversità come un’ occasione stimolante per superare le consuetudini.
Antonio: e quando accompagni un solista, su cosa cerchi di focalizzare la tua attenzione?
Franco:cerco di metterlo a suo agio fornendogli quei sostegni e stimoli che considero per lui ideali; cerco anche di incentivare la giusta atmosfera cercando nello sguardo del solista e nell’atteggiamento del pubblico le necessarie complicità per favorirla.
Antonio: parlando di strumenti, ne hai uno che consideri ideale?
Franco: la mia preferenza è per lo strumento acustico elettrificato, con azione medio-bassa, manico morbido, corde lisce e un suono sempre e comunque da "chitarra". Se mi chiedi di dare concreta visualizzazione allo "lo strumento ideale", ti rispondo: "la mia L5 Gibson".
Antonio: hai detto che ami il suono sempre e comunque da "chitarra"; come ti regoli con l’amplificazione per ottenere il suono che vuoi?
Franco: le condizioni ambientali del concerto influiscono sulle mie scelte in modo da consentirmi di ottenere sempre un suono "morbido" e in equilibrio con gli altri strumenti presenti in scena. Rispondendo in linea generale, direi che regolo la chitarra con volume al massimo e tono a metà, tenendo l’amplificatore con la presenza a 7, i bassi e i medi a 5 e gli acuti a 7.
Antonio: senti Franco, diamo appuntamento alla prossima volta per parlare un po’ più tecnicamente del tuo modo di suonare?
Franco: francamente, ne sarei felice.
Antonio: a presto, allora.
Franco: a presto.
Saluti a tutti.
Franco Cerri